I sezione - Editoriale del Presidente Demos Mario Giro
II sezione - Approfondimento del mese 
III sezione - Rassegna stampa
IV sezione - Aggiornamenti dai territori
 
 
 
 
I. Editoriale Mario Giro - Presidente Demos
 
 
 
Vorrei dedicare questo editoriale alla situazione globale che stiamo vivendo. Non dobbiamo pensare di essere staccati dal resto del mondo: ciò che viviamo è condizionato dalla cultura, dal pensiero, dalle emozioni che stanno attorno a noi. In poche parole si può dire che respiriamo l’aria che respirano tutti e quindi che siamo in parte condizionati da essa.
Uno dei segni (papa Giovanni parlava di segni dei tempi) di questo nostro tempo è certamente la guerra. Non solo quella in Ucraina ma tutte le guerre che scoppiano, vicine e lontane: sembra come se lo strumento guerra sia stato riabilitato nella cultura generale. Tanti nostri concittadini sono infatti tornati a pensare che la guerra sia uno strumento normale, che risolva le contese. Noi sappiamo che la storia di questi ultimi 30 anni dice esattamente il contrario: la guerra non solo non risolve ma lascia il mondo peggiore. Eppure una maggioranza pensa che lo strumento militare (regolare o mercenario) sia utile, necessario o almeno inevitabile.
Occorre avere un po’ di senso storico per ricordare e giudicare. La storia non è solo per libri ma serve a capire la vita, anche quella quotidiana. Le ripetute guerre del Golfo o del medio oriente hanno peggiorato la situazione e sono diventate endemiche, come una malattia cronica che corrode il mondo.
La Russia stessa utilizza, senza remore né vergogna, dei mercenari (Wagner) per la sua
guerra assurda contro l’Ucraina: una grande potenza che non trova di meglio che usare soldati a pagamento come se fosse normale. Un vero paradosso!
Pensiamo alla guerra in Sudan: un paese perlopiù sconosciuto ma che ha già vissuto tanti conflitti. In Sudan una società civile resiliente e molto resistente sta cercando di sopravvivere alla carneficina scatenata dalle due parti che si combattono, entrambe militari. Si tratta forse dell’ultima primavera araba che sta scomparendo sotto i colpi dei militari, eserciti o milizie. Ma non è detta l’ultima parola.
Anche in Italia si respira un bellicismo rinascente: il cosiddetto blocco navale contro i migranti; l’annuncio di maggiori spese militari; l’aggressività verso i poveri (vedi gli sgomberi ecc.). Usare le maniere forti sembra lecito o indispensabile.
Avete ascoltato le polemiche sul 25 aprile, festa della liberazione. La destra di governo si lamenta di essere messa sotto accusa e fa la vittima. Eppure non è questo il punto: se almeno tacessero sarebbe già qualcosa. Ma in verità non perdono occasione per dire quello che hanno sempre pensato, non rinunciando a niente, reticenti e falsi. Abbiamo sentito cosa dicono: i morti delle fosse ardeatine uccisi “perché italiani”; i tedeschi di via Rasella che erano un “complesso musicale”; la costituzione che non cita l’antifascismo; la sostituzione etnica e così via.
Non voglio fare la lista degli obbrobri ma è chiaramente in atto un tentativo per mettere tutto sullo stesso piano, di confondere gli spiriti e girare pagina senza aver fatto i conti con la storia. Anche qui la storia serve a capire perché questa destra sta cercando di riscriverla.
La memoria, il ricordare il passato non deve servire per odiare o per nutrire il vittimismo:
deve servire a fare chiarezza. La democrazia non si vendica (infatti non si vendicò) ma
non deve e non vuole essere confusa con il suo contrario.
Per noi difendere la democrazia è un valore assoluto, un imperativo morale.
Vediamo in tanti altri paesi la democrazia in crisi: dicevo dei paesi arabi ma anche in Africa e altrove la democrazia si sta indebolendo. Altri modelli autoritari cercano di imporsi e alzano la testa in segno di sfida, sostenendo di essere più efficaci. La cosa più grave è che nelle democrazie europee avanzate sempre più nostri concittadini smettono di andare a votare, segno che sono stufi della democrazia o che la considerano scontata. E’ un fatto grave che va contrastato.
La democrazia così come la libertà sono simili all’aria: quando ci sono non ci fai caso, te ne accorgi solo quando mancano, quando però è troppo tardi. Per questo noi facciamo politica: per difendere la democrazia e cercare la giustizia sociale ed economica, tendere all’eguaglianza per tutti. Pensare a ciò che accade in Ucraina, in Sudan o in Siria, conoscere le sfide che vivono altre società civili che si battono a mani nude contro le armi, è un modo per mantenere viva tale coscienza in noi e attorno a noi.
 
Buon 1° maggio a tutti!
 
Il Presidente
Mario Giro
 
 
 
II. Approfondimento del mese
 
 
La colpa dei poveri
di Bruno Vitali - Coordinatore Demos Liguria
 
C’è un fantasma che s’aggira per il mondo ed è visibile nel nostro paese. È quello del terribile pensiero che l’essere in difficoltà, l’essere fragile, in una parola l’essere poveri è una colpa. È un pensiero non detto nemmeno sottovoce, è un pensiero appunto. Che permea tuttavia dei comportamenti e dei provvedimenti. 
 
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III. Rassegna stampa
 
 
Due strade per fermare la guerra.
 
da Domani
6 aprile 2023
 
La missione di Macron in Cina è certamente un fatto politico rilevante che riapre a sorpresa il gioco geopolitico globale in senso multipolare.
 
da Domani
14 aprile 2023
 
Voto al Parlamento Europeo, ora tocca ai governi dei 27.
 
da Avvenire
7 aprile 2023
Con una delibera del Consiglio dei ministri, l'Italia dichiara lo stato di emergenza nazionale per l'accoglienza dei rifugiati. Durerà almeno sei mesi e un'ordinanza del capo della Protezione civile nominerà un commissario delegato, esattamente come accade dopo un sisma grave. Con un pacchetto di emendamenti al decreto Cutro, su cui Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia hanno trovato l'accordo politico, il governo Meloni ha intenzione di stringere ulteriormente le maglie della protezione speciale, rendere più rigide le regole di chi ne ha diritto, introdurre misure per rimandare a casa più velocemente chi arriva sui barconi o lungo le rotte di terra.
 
da Italia Notizie 
15 aprile 2023
 
Sfacelo “terzo polo” e cattolici. Al posto della nascita di un nuovo partito unitario che avrebbe dovuto fondere assieme Azione e Italia Viva, avremo un’ulteriore spinta del processo di frammentazione politica.
 
da Insider Trend
18 aprile 2023
Paolo Ciani | Situazione politica attuale VIDEO

Ospite della trasmissione "NON SOLO POLITICA" su Rete Oro, tanti gli argomenti trattati: Demos, situazione politica attuale, con particolare attenzione alle ultime misure approvate dal Governo come quelle in materia di migrazioni; e poi la grande sfida per Roma del Giubileo 2025, la candidatura per Expo 2030, ma anche la questione Europa, guerra e la necessaria medizione che si continua a rimandare.
 
da Rete Oro
21 aprile 2023
 
IV. Aggiornamenti dai territori
 
 
Demos Campania
 
 
La consigliera regionale Demos: "Segnale di desiderio e riscatto" 
 
Demos Lazio
 
 
E’ partito a Roma il censimento dei senza dimora con la prima indagine pilota con 200 volontari.
 
 
 
Demos Piemonte
 
 
Immacolata Schiena ha intervistato Elena Apollonio - consigliera comunale a Torino e coordinatrice regionale di Demos -  su come atti quotidiani nella politica, nella religione, nell’arte possano portarci sulla via della pace.
 
 
 
 
Elena Apollonio e altri esponenti di Demos di Torino hanno partecipato al presidio davanti all’Ufficio Immigrazione di Corso Verona a Torino pwe richiedere maggiore trasparenza, efficienza e rapidità nella gestione delle pratiche per il rinnovo e il rilascio del documento di soggiorno e per le domande di protezione internazionale. Hanno partecipato alla manifestazione associazioni, mediatori culturali, cittadini, l’Ordine deglie Avvocati e la Camera Penale della città. Repubblica ha dedicato al presidio un articolo che riassume i motivi della protesta.
 
Demos Sardegna
 
 
Sabato 22 aprile presso la Biblioteca Satta di Nuoro si è tenuta l’assemblea aperta “Un quaderno per scrivere la Sardegna che vogliamo” Un importante momento di confronto e dibattito cui invitiamo persone, associazioni, movimenti, forze sociali e partiti politici che guardano al futuro. La situazione sociale e economica, i tanti problemi irrisolti e la diffusa disaffezione dalla politica, in particolare da parte dei più deboli e vulnerabili, impone ai partiti della Sardegna uno sforzo straordinario per elaborare un programma di governo concreto. 
 
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