La storia dell’umanità, consapevolmente o no, procede evolvendosi rispetto al desiderio degli uomini di costruire una civiltà sempre più aperta e condivisa nei suoi valori più profondi di libertà, fraternità e parità di condizioni necessarie per una vita di pace e prosperità.
Per questi motivi il progetto dell’Europa Unita si è avviato dopo gli esperimenti nefasti di sopraffazione reciproca tra gli stati del mondo occidentale, sfociati prima nella Grande Guerra, poi nel fascismo e negli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Questi sono stati tentativi, secondo me, di costruire stati sufficientemente grandi e omogenei da reggere il peso delle trasformazioni tecnologiche, ma hanno mostrato ormai l’inadeguatezza della forza come strumento per comporre nuove realtà politiche e sociali. Si sarebbe dovuto inventare nuovi modi per procedere all’emancipazione dei popoli in nuove forme di civiltà.
Per questo è nato il progetto di costruzione dell’Europa Unita attraverso le comunicazioni e le relazioni economiche, però si è pensato che tutto il resto sarebbe venuto di conseguenza e non si è capito che ornai tutto era cambiato, a partire dalla coscienza del valore della vita umana, fino alla necessità di poter esercitare la libertà personale affinché la vita abbia un senso. Questo è possibile solo in uno spazio libero e comune, che tenga conto dei processi storici delle singole nazioni. Per fare questo c’era bisogno di un nuovo progetto che rappresentasse nella sua novità il salto storico necessario a comprendere la nuova coscienza civile che nella seconda guerra mondiale si era maturata, in sintesi il vino nuovo non può farsi in otri vecchi ma hanno bisogno di otri nuovi altrimenti questi scoppiano.
La cessione della sovranità nazionale piccola in una sovranità nazionale più ampia non poteva più avvenire con la conquista di un popolo più forte a scapito degli altri più deboli, ma sarebbe dovuta avvenire con lo scambio e il reciproco riconoscimento dei valori che ciascuna nazione portava a eredità comune, c’era bisogno di un progetto nuovo, ad hoc. Per questo è necessario lo Stato democratico d’Europa tutto da definire e realizzare.
Gli Stati Uniti d’Europa dovrebbero dotarsi di una Costituzione scritta da un Parlamento costituente, eletto con questo preciso compito, e tale Costituzione dovrebbe rappresentare il progetto per il quale gli stati europei si costituiscono Unione.
Perché questo progetto si possa realizzare, secondo me, è necessario definire i nuovi contorni del progetto Unione Europea in modo da comprendere la società attuale che è molto diversa da quella appena uscita dalla seconda guerra mondiale, sia nei suoi valori che nelle sue paure e limiti culturali.
Quindi come fare perchè questa utopia sia veramente lo sprone nel prossimo futuro a trasformare le singole realtà statuali in esperienze consolidate? Come fanno gli stati a definire il progetto Europa in modo che ciascun popolo sia in grado di discernere gli elementi politici, storici e culturali che sono ancora utili e necessari da quelli che invece bisogna abbandonare?
Abbiamo sufficiente esperienza per poter definire, o almeno indicare, alcune qualità su cui dovrebbe poggiare uno stato moderno a livello di una società globalizzata cioè di una società in cui ogni cittadino, che ne sia consapevole o no, è direttamente connesso a tutti gli altri ed in cui ogni sua scelta o azione produce trasformazioni in tutto il sistema in tempo reale.
Nonostante il nostro sviluppo e l’esperienza accumulata, non abbiamo ancora adeguata consapevolezza né delle nostre possibilità, né dei nostri limiti, perchè abbiamo appena incominciato a fare i primi passi nello sperimentare i concetti di democrazia, cittadinanza e autonomia; non abbiamo ancora raggiunto neppure l’adolescenza nello sviluppo di questi concetti.
Oggi per esempio, il riferimento ai diritti umani nella carta dell’ONU è molto presente, nonostante questo, non tutti i cittadini sono ancora disposti a tenerne conto in ogni situazione e per tutte le persone. Oggi tutti hanno sperimentato un grado di libertà ineguagliabile rispetto ad altri momenti storici, anche se non tutti la sanno veramente esercitare nella sua qualità, comunque se dovessimo perdere tale dimensione di libertà ne soffriremmo indicibilmente. Oggi ciascun cittadino ha fatto esperienza della propria capacità di vivere autonomamente, di sapersi organizzare e di potersi informare – anche se non ha ancora del tutto la capacità di riconoscere la qualità delle informazioni e quindi la sua capacità di scelta è ancora troppo dipendente dal pensiero dominante.
Credo quindi che una delle prime cose da fare sia riformulare il concetto di democrazia perchè ormai abbiamo sperimentato che non coincide con la volontà della maggioranza così come viene definita oggi, ma deve rispondere anche ad altre qualità: uno stato democratico deve costruire una società che permetta a tutti di esprimere il proprio pensiero e di riconoscersi, almeno in parte, nella civiltà che contribuiscono a costruire. Questo nuovo concetto di democrazia contiene, ma supera, il concetto di uguaglianza tra tutti i cittadini e lo sviluppa nel concetto di parità; si passa perciò da un valore quantitativo ad un valore di qualità complessiva che, oltre a rispettare il singolo, ne valorizza la diversità; in poche parole si vuole affermare l’unicità come caratteristica imprescindibile di ogni persona, di ogni cittadino.
La seconda cosa da fare è ridefinire il concetto di Stato e quindi la sua Costituzione. Secondo me, lo Stato dovrebbe riconoscere che non si fonda su una Nazione ma che, come dimostra la storia, nasce da diverse Nazioni che si riconoscono in valori riconosciuti tali. Parlo di quei valori che nel tempo hanno permesso lo sviluppo della qualità della convivenza sociale e che hanno migliorato anche la sopravvivenza. La Carta Costituzionale dovrebbe perciò fare esplicito riferimento al concetto di democrazia nella quale si riconosce e si fonda, per poi puntualizzare gli elementi sostanziali entro i quali si definisce il progetto di Stato che si intende costruire. Essendo la Costituzione un progetto, va reso esplicito che dovrà essere verificata, se non corretta, in itinere e che perciò la sua struttura dovrà essere ferma ma non rigida, presente in ogni parte ma non invadente, completa ma non definitiva.
Gli elementi strutturali sufficienti e necessari a costruire uno Stato democratico, per me, sono : la scuola, la salute, l’informazione, l’approvvigionamento energetico e le telecomunicazioni, i trasporti e i servizi di pubblica utilità come il servizio civile, la protezione civile e i servizi di sicurezza delle persone e del patrimonio.
Grazia Baroni