Francesca.Sforza
Francesca Sforza commenta oggi sulla Stampa la reazione dei paesi dell’Unione Europea all’affermazione del nuovo regime in Siria, osservando che è mancata quasi del tutto la preoccupazione per le numerose incognite che la nuova situazione della Siria può determinare a livello globale, dal curriculum vicino a al Qaeda e a Daesh del leader degli insorti al-Joulami, dalla destabilizzazione dell’area derivante al duro colpo ricevuto da Iran e Russia, dalla aggressiva reazione di Israele che ha aperto un nuovo fronte di guerra oltre a quelli di Gaza e del Libano.

Purtroppo molti paesi europei hanno visto i fatti siriani come un pretesto o come un occasione per restringere in modo significativo le possibilità di asilo per i profughi sfuggiti ai massacri in Siria negli anni scorsi e presenti in Europa e per impegnarsi in nuovi respingimenti contro di loro. Questo infatti è quanto è accaduto, con sfumature differenti, in Austria, Germania, Francia, Italia, Grecia, Belgio.

Così, con inaspettato opportunismo volto a compiacere il crescente sovranismo xenofobo, si è accantonato uno dei momenti migliori della recente storia europea, rappresentato dalla celebre frase di Angela Merkel nel 2015:

“Wir shaffen das”

quando decise di aprire le porte della Germania alla prima ondata di profughi siriani. E così noi europei ci siamo lasciati alle spalle la forza della nostra cultura, la nostra tradizione di solidarietà e di accoglienza.

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