Intervista a Piergiacomo Baroni sull’emergenza abitativa a Novara
La Stampa ha pubblicato in data 3 ottobre 24 una intervista a
Piergiacomo Baroni
condotta da
Lorenzo Rotella.
L’intervista affronta il tema dell’emergenza abitativa a Novara, su cui Piergiacomo è intervenuto più volte in Consiglio Comunale e sugli organi di informazione locali.
I più sfortunati dormono in ripari di fortuna come l’ex caserma Passalacqua, l’ex Olcese, ovunque ci sia un porticato o una tettoia, con la stagione fredda che incombe. Quelli che invece hanno parenti o amici a cui aggrapparsi, trovano una doccia e letti caldi in cui rimettere insieme i pezzi della propria vita, da soli o con famiglie a carico. Radunando curriculum e documenti per cercare lavoro e sperare di entrare in graduatoria per ottenere una casa popolare.
Gli «invisibili» di Novara sono una sessantina, secondo le stime più recenti delle associazioni di volontariato della città. Chi è in estrema povertà e non può rialzarsi da solo, chi raschia ogni centesimo nel portafoglio per pagare le bollette, potersi permettere la spesa mensile o i libri di scuola che servono ai figli. Ma di fronte all’uscio delle tante abitazioni gestite da Atc, spiega il consigliere di minoranza di «Insieme per Novara» Piergiacomo Baroni, ci sono molte più persone. «Nell’ultimo bando che è stato fatto per l’accesso alle case popolari ci sono 900 famiglie in lista d’attesa che sono ancora fuori da qualsiasi graduatoria ufficiale – afferma -. Parliamo di oltre un migliaio di persone che non ha un tetto, che vivono in condizioni economiche disagiate e spesso con situazioni difficili nel nucleo familiare».
All’incubo di una casa che non c’è e in cui si spera giorno dopo giorno, si aggiunge quello di chi ha quattro mura in cui stare ma ancora per poco. «Per mancati pagamenti e situazioni che si sono trascinate a lungo sono in programma diversi sfratti – aggiunge Baroni -. Non tutti coloro che lo subiranno si sono rivolti ai Servizi sociali. Considerando che soltanto Atc ha previsto due sfratti al mese, l’emergenza abitativa novarese abbraccia un problema molto più complesso di come appare».
Baroni lo dice riferendosi soprattutto all’intervento dell’assessore alle Politiche sociali Teresa Armienti in Consiglio lunedì, quando ha dichiarato che «secondo la graduatoria che abbiamo approvato lo scorso dicembre, 102 nuclei familiari hanno presentato domanda per una casa popolare». E sul tema sfratti ha aggiunto: «Da tempo siamo attivi fra servizi e interventi tecnici per prevenire o addirittura interrompere azioni esecutive di sfratto, con l’obiettivo di rispondere alle necessità delle famiglie che si trovano costrette ad abbandonare l’alloggio. Abbiamo per esempio convenzioni con enti del terzo settore per garantire la messa a disposizione di proprietà comunali in grado di accogliere le persone in quella fase di transizione».
Sforzi che per Baroni, però, non sono sufficienti: «Abbiamo 3 mila alloggi sfitti a Novara, quindi ci sono enormi possibilità. Invece abbiamo 102 famiglie in graduatoria, altre 900 in lista d’attesa e decine di persone che dormono in strada. Mi chiedo come sia possibile e, soprattutto, cosa succederà quando arriverà Silicon Box che dovrà dare casa a 1.600 lavoratori specializzati e ad altri mille addetti al cantiere».
Un disagio abitativo, ha sottolineato il presidente di Atc Piemonte Nord Marco Marchioni, «che rappresenta un’emergenza a livello nazionale e non soltanto locale». Nel territorio novarese, spiega, l’ente si è dato da fare: «Abbiamo sistemato 85 appartamenti per far fronte alla demolizione delle palazzine delle vie Bonola, Calderara, Pianca e Della Riotta. Dal primo semestre 2025, sfruttando le risorse messe a disposizione da Stato e Regione, consegnerà altri immobili frutto di opere di manutenzione ordinaria e straordinaria nelle 4 province di nostra competenza».
Gli «invisibili» di Novara sono una sessantina, secondo le stime più recenti delle associazioni di volontariato della città. Chi è in estrema povertà e non può rialzarsi da solo, chi raschia ogni centesimo nel portafoglio per pagare le bollette, potersi permettere la spesa mensile o i libri di scuola che servono ai figli. Ma di fronte all’uscio delle tante abitazioni gestite da Atc, spiega il consigliere di minoranza di «Insieme per Novara» Piergiacomo Baroni, ci sono molte più persone. «Nell’ultimo bando che è stato fatto per l’accesso alle case popolari ci sono 900 famiglie in lista d’attesa che sono ancora fuori da qualsiasi graduatoria ufficiale – afferma -. Parliamo di oltre un migliaio di persone che non ha un tetto, che vivono in condizioni economiche disagiate e spesso con situazioni difficili nel nucleo familiare».
All’incubo di una casa che non c’è e in cui si spera giorno dopo giorno, si aggiunge quello di chi ha quattro mura in cui stare ma ancora per poco. «Per mancati pagamenti e situazioni che si sono trascinate a lungo sono in programma diversi sfratti – aggiunge Baroni -. Non tutti coloro che lo subiranno si sono rivolti ai Servizi sociali. Considerando che soltanto Atc ha previsto due sfratti al mese, l’emergenza abitativa novarese abbraccia un problema molto più complesso di come appare».
Baroni lo dice riferendosi soprattutto all’intervento dell’assessore alle Politiche sociali Teresa Armienti in Consiglio lunedì, quando ha dichiarato che «secondo la graduatoria che abbiamo approvato lo scorso dicembre, 102 nuclei familiari hanno presentato domanda per una casa popolare». E sul tema sfratti ha aggiunto: «Da tempo siamo attivi fra servizi e interventi tecnici per prevenire o addirittura interrompere azioni esecutive di sfratto, con l’obiettivo di rispondere alle necessità delle famiglie che si trovano costrette ad abbandonare l’alloggio. Abbiamo per esempio convenzioni con enti del terzo settore per garantire la messa a disposizione di proprietà comunali in grado di accogliere le persone in quella fase di transizione».
Sforzi che per Baroni, però, non sono sufficienti: «Abbiamo 3 mila alloggi sfitti a Novara, quindi ci sono enormi possibilità. Invece abbiamo 102 famiglie in graduatoria, altre 900 in lista d’attesa e decine di persone che dormono in strada. Mi chiedo come sia possibile e, soprattutto, cosa succederà quando arriverà Silicon Box che dovrà dare casa a 1.600 lavoratori specializzati e ad altri mille addetti al cantiere».
Un disagio abitativo, ha sottolineato il presidente di Atc Piemonte Nord Marco Marchioni, «che rappresenta un’emergenza a livello nazionale e non soltanto locale». Nel territorio novarese, spiega, l’ente si è dato da fare: «Abbiamo sistemato 85 appartamenti per far fronte alla demolizione delle palazzine delle vie Bonola, Calderara, Pianca e Della Riotta. Dal primo semestre 2025, sfruttando le risorse messe a disposizione da Stato e Regione, consegnerà altri immobili frutto di opere di manutenzione ordinaria e straordinaria nelle 4 province di nostra competenza».