demos autonomia differenziata

Al via questo fine settimana la raccolta firme per il Referendum per l’abrogazione dell’autonomia differenziata. Il Forum Disuguaglianze e Diversità è parte del comitato promotore e pubblica una nota di approfondimento, con tre focus sui settori più sensibili dove ci possono essere i maggiori rischi derivanti dall’impatto della legge, ovvero la sanità, l’istruzione e l’assistenza agli anziani non autosufficienti



“Sì all’Italia unita, libera e giusta. Una firma contro l’Autonomia differenziata”, questo lo slogan della mobilitazione che prende il via il 20 e 21 luglio con iniziative e banchetti in tutta Italia. L’autonomia differenziata è una legge che va abrogata perché spaccherà il Paese in tante piccole patrie, aumenterà i divari territoriali e peggiorerà le già insopportabili disuguaglianze a danno di tutta la collettività. E’ per questo che il Forum Disuguaglianze e Diversità ha aderito, diventando uno dei 34 soggetti del Comitato promotore, al percorso per il Referendum per l’abrogazione della legge che dovrà raccogliere entro settembre le 500.000 firme necessarie.

 

“L’autonomia differenziata, togliendo il fondo di perequazione economica, sostanzialmente dicendo ‘chi ha di più ha più servizi, chi ha di meno si arrangi’, aumenta le disuguaglianze non solo tra Nord e Sud ma anche tra aree urbane e interne, e all’interno delle stesse Regioni e delle medesime aree urbane. Facendo questo, nei fatti, svuota di senso la nostra Costituzione. Non soltanto perché l’Italia non sarà più una e indivisibile, ma perché sarà un’Italia ingiusta che aumenterà le distanze e che lascerà sempre più soli i poveri e i vulnerabili. Verrà svuotata tutta la Costituzione e in particolare quell’articolo 3 che ispira il lavoro del ForumDD, perché sarà impossibile per la Repubblica rimuovere in modo uguale in tutto il Paese gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana”, così ha commentato Andrea Morniroli, co-coordinatore del ForumDD, tra i 34 primi firmatari del quesito del Referendum per abrogare l’autonomia differenziata, che sarà presente all’avvio della campagna referendaria a Napoli martedì 23 luglio alle ore 18 in piazza Municipio.

 

Il Forum Disuguaglianze e Diversità ha pubblicato anche una nota di approfondimento “Autonomia differenziata e disuguaglianze di accesso ai servizi”, curata da Mariella Volpe, economista e membro dell’Assemblea del ForumDD, con tre focus sui sui settori più sensibili, oggetto di potenziali maggiori rischi derivanti dall’impatto della legge, ovvero la sanità, l’istruzione e l’assistenza agli anziani non autosufficienti. 

 

Il documento evidenzia come nella legge sull’autonomia differenziata non si menzioni alcun fondo per combattere i divari regionali che nel nostro Paese sono ancora profondi, tradendo il principio di solidarietà e perequazione che è un principio cardine dell’articolo 119 della Costituzione. Garantire i Livelli Essenziali delle Prestazioni, infatti, significa per i cittadini e le cittadine poter esercitare i propri diritti allo stesso modo ovunque si risieda. Invece l’Italia è segnata da squilibri strutturali della spesa pubblica e l’autonomia differenziata cristallizzerà questo squilibrio: secondo i dati dei Conti Pubblici territoriali (CPT), il 70,7% della totalità della spesa del Settore Pubblico Allargato in Italia continua ad essere concentrato nelle regioni del Centro-Nord, il 29,3% nel Mezzogiorno. I problemi non riguardano però soltanto chi abita nel Sud Italia. Rispetto alla sanità, le regioni settentrionali corrono gli stessi rischi di desertificazione sanitaria di quelle meridionali, quasi tutte estremamente deboli nell’assistenza territoriale. In Italia, infatti, la spesa pubblica è di molto inferiore a quella di altri paesi europei e questo già oggi determina un aumento delle disuguaglianze all’interno delle Regioni, fra aree urbane e interne. Dai dati del Rapporto AHEAD di Cittadinanzattiva, emerge ad esempio che Asti e provincia contano meno pediatri per numero di bambini rispetto alla media nazionale (ogni professionista segue 1813 bambini fra gli 0 e i 15 anni, la media nazionale è di 1/1061 e la normativa prevede circa 1 pediatra per 800 bambini). Nella provincia di Bolzano ogni medico di medicina generale segue in media 1539 cittadini dai 15 anni in su (la media nazionale è di 1 medico ogni 1245 pazienti, sebbene la normativa fissi tale rapporto a 1/1500). Con l’autonomia differenziata la Lombardia potrebbe pagare di più i propri medici, e se il Piemonte, più povero, non riuscisse a emulare la Lombardia si troverebbe a dover fronteggiare un’ulteriore carenza di medici. 

 

Sul fronte dell’istruzione, genitori e figli e figlie che cambiano residenza si troverebbero di fronte ad assetti dell’istruzione assai diversi. Regionalizzare la scuola infatti disgrega il sistema nazionale dell’istruzione pervenendo a programmi diversi nei diversi territori, e a sistemi diversi di reclutamento degli insegnanti, facendo perdere alla scuola la sua funzione principale che è quella di generare uguaglianza. 

 

Rispetto all’assistenza agli anziani non autosufficienti, l’autonomia differenziata priva l’Italia di ogni speranza di una riforma unitaria sul settore, attesa da 20 anni, in un Paese che oggi investe molto meno di tanti altri paesi EU per il long term care: il 10,1% dell’intera spesa sanitaria pubblica a fronte del 26,3% della Svezia, del 24,8% dell’Olanda, del 24,3% del Belgio, del 18,2% nel Regno Unito e del 16,3% in Germania. Sebbene la politica sanitaria negli anni recenti abbia stabilito che l’assistenza domiciliare (ADI) è la modalità migliore per erogare le cure a pazienti fragili con cronicità, prevalentemente anziani, nel 2022 erano circa 459 mila gli anziani assistiti in ADI, il 3,3% della popolazione con più di 64 anni. Erano meno di 400 mila nel 2019, il 2,9%. L’incremento maggiore dell’indicatore si è osservato al Centro, da 2,6% a 3,6%, mentre è rimasto sostanzialmente stabile nel Mezzogiorno (2,9% nel 2022) e in debole aumento al Nord (da 2,7% a 3,0% nel Nord-ovest, da 3,5% a 3,8% nel Nord-est). 

 

Non solo i cittadini e le cittadine. L’autonomia differenziata danneggerà anche le imprese che saranno ostacolate non soltanto dall’assenza di politiche ma anche da un insieme di norme diverse che impediranno una reale concorrenza su un mercato sempre più sovranazionale. 
 

“L’autonomia differenziata frammenta le politiche nazionali, divide l’Italia e danneggia sia il Sud che il Nord, impoverisce il lavoro, compromette le politiche ambientali, colpisce l’istruzione e la sanità pubblica, smantella il welfare universalistico, penalizza i comuni e le aree interne, aumenta la burocrazia e complica la vita alle imprese, frena lo sviluppo. Per tutte queste ragioni il Forum Disuguaglianze e Diversità ritiene urgente fermare questa legge contraria allo spirito Costituzionale e distante anni luce da chi lotta contro le disuguaglianze”, conclude Morniroli.

Visita la pagina sulla campagna referendaria

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *