DemoS Piemonte sulla crisi dell’Ilva
All’ex Ilva è vera e propria emergenza. Quanto accaduto durante il vertice tra
Governo e Arcelor Mittal ha purtroppo confermato i timori espressi dai
sindacati: alla multinazionale non interessa investire in Italia. Anzi,
proseguendo su questa strada gli stabilimenti di Taranto, Genova e Novi Ligure
andranno incontro a una crisi epocale.
Anche DemoS Piemonte manifesta grande preoccupazione: “C’è in ballo il futuro dei 600 lavoratori di Acciaierie d’Italia, più quelli dell’indotto. Bisogna attivare tutti gli interventi necessari, a livello nazionale e regionale, per continuare a dare un futuro produttivo allo stabilimento di Novi. Ci uniamo alla richiesta del sindaco affinchè la Regione Piemonte apra un tavolo con i sindacati e i sindaci degli altri Comuni piemontesi dove è presente l’ex Ilva, Racconigi e Gattinara”.
Democrazia Solidale denuncia “l’impotenza del gruppo dirigente dello stabilimento di Novi, legato alle decisioni di Taranto e alla gestione di Arcelor Mittal e del Governo. I rappresentanti dei lavoratori degli stabilimenti non vengono più convocati ai tavoli del governo, che coinvolgono solo i segretari nazionali di Fiom, Fim e Uilm. Le istituzioni locali sono escluse da queste discussioni, nonostante la necessità di affrontare una situazione critica in caso di chiusura, e nonostante le diverse richieste di confronto da parte dei sindaci”.
La mancanza di collaborazione tra le parti politiche è evidente anche a livello regionale. Dopo il consiglio comunale aperto di Novi Ligure, il consigliere regionale Domenico Ravetti aveva l’apertura un tavolo di crisi in Regione in cui coinvolgere tutti gli attori per analizzare la situazione. Purtroppo, i consiglieri di opposizione (tra cui lo stesso Ravetti) non sono stati convocati al tavolo, dimostrando una mancanza di unità in un momento di crisi senza bandiere.
“Come DemoS, ribadiamo come l’intervento dello Stato sia l’unica soluzione possibile per affrontare questa crisi. È necessario che lo Stato assuma il controllo della società per garantire gli investimenti indispensabili alla produzione e al risanamento ambientale. Si potrebbe utilizzare una parte dei fondi Pnrr per gestire in modo efficiente gli investimenti negli stabilimenti ex Ilva. Questa proposta ridurrebbe l’impatto sulle casse dello Stato e assicurerebbe che i fondi siano destinati agli investimenti necessari, non al pagamento dei debiti. La bonifica delle aree come quella dello stabilimento di Taranto non sarebbe assunta da privati, rendendo l’intervento pubblico l’unica soluzione possibile” afferma Elena Apollonio, segretaria regionale di Democrazia Solidale.
Che aggiunge: “Se fosse stata presa la decisione di ottenere la maggioranza del pacchetto azionario dall’inizio di questa crisi, oggi avremmo una produzione più efficiente e costi inferiori per i cittadini”.
“La questione riguarda non solo il lavoro e i lavoratori, ma anche una serie di enormi costi sociali ed economici che ricadrebbero sulle casse pubbliche; come il debito di 300 milioni di euro con Snam, che graverebbe sullo Stato qualora Acciaierie d’Italia non lo pagasse; la cassa integrazione, che influisce pesantemente sugli stipendi dei lavoratori, è sostenuta dallo Stato, generando costi inutili in assenza di investimenti negli stabilimenti.
Chiediamo di affrontare la crisi degli stabilimenti ex Ilva come un’azione unitaria, coinvolgendo tutte le parti interessate dalle istituzioni locali a quelle europee. La maggioranza di capitale statale è l’unica via d’uscita da questa crisi, e ogni giorno senza questa decisione comporta notevoli perdite economiche” conclude Paola Ferrari, segretaria provinciale di Alessandria di DemoS.
Anche DemoS Piemonte manifesta grande preoccupazione: “C’è in ballo il futuro dei 600 lavoratori di Acciaierie d’Italia, più quelli dell’indotto. Bisogna attivare tutti gli interventi necessari, a livello nazionale e regionale, per continuare a dare un futuro produttivo allo stabilimento di Novi. Ci uniamo alla richiesta del sindaco affinchè la Regione Piemonte apra un tavolo con i sindacati e i sindaci degli altri Comuni piemontesi dove è presente l’ex Ilva, Racconigi e Gattinara”.
Democrazia Solidale denuncia “l’impotenza del gruppo dirigente dello stabilimento di Novi, legato alle decisioni di Taranto e alla gestione di Arcelor Mittal e del Governo. I rappresentanti dei lavoratori degli stabilimenti non vengono più convocati ai tavoli del governo, che coinvolgono solo i segretari nazionali di Fiom, Fim e Uilm. Le istituzioni locali sono escluse da queste discussioni, nonostante la necessità di affrontare una situazione critica in caso di chiusura, e nonostante le diverse richieste di confronto da parte dei sindaci”.
La mancanza di collaborazione tra le parti politiche è evidente anche a livello regionale. Dopo il consiglio comunale aperto di Novi Ligure, il consigliere regionale Domenico Ravetti aveva l’apertura un tavolo di crisi in Regione in cui coinvolgere tutti gli attori per analizzare la situazione. Purtroppo, i consiglieri di opposizione (tra cui lo stesso Ravetti) non sono stati convocati al tavolo, dimostrando una mancanza di unità in un momento di crisi senza bandiere.
“Come DemoS, ribadiamo come l’intervento dello Stato sia l’unica soluzione possibile per affrontare questa crisi. È necessario che lo Stato assuma il controllo della società per garantire gli investimenti indispensabili alla produzione e al risanamento ambientale. Si potrebbe utilizzare una parte dei fondi Pnrr per gestire in modo efficiente gli investimenti negli stabilimenti ex Ilva. Questa proposta ridurrebbe l’impatto sulle casse dello Stato e assicurerebbe che i fondi siano destinati agli investimenti necessari, non al pagamento dei debiti. La bonifica delle aree come quella dello stabilimento di Taranto non sarebbe assunta da privati, rendendo l’intervento pubblico l’unica soluzione possibile” afferma Elena Apollonio, segretaria regionale di Democrazia Solidale.
Che aggiunge: “Se fosse stata presa la decisione di ottenere la maggioranza del pacchetto azionario dall’inizio di questa crisi, oggi avremmo una produzione più efficiente e costi inferiori per i cittadini”.
“La questione riguarda non solo il lavoro e i lavoratori, ma anche una serie di enormi costi sociali ed economici che ricadrebbero sulle casse pubbliche; come il debito di 300 milioni di euro con Snam, che graverebbe sullo Stato qualora Acciaierie d’Italia non lo pagasse; la cassa integrazione, che influisce pesantemente sugli stipendi dei lavoratori, è sostenuta dallo Stato, generando costi inutili in assenza di investimenti negli stabilimenti.
Chiediamo di affrontare la crisi degli stabilimenti ex Ilva come un’azione unitaria, coinvolgendo tutte le parti interessate dalle istituzioni locali a quelle europee. La maggioranza di capitale statale è l’unica via d’uscita da questa crisi, e ogni giorno senza questa decisione comporta notevoli perdite economiche” conclude Paola Ferrari, segretaria provinciale di Alessandria di DemoS.