Intervista a Sonia Verduci e Nora Malkaoui
La giornalista de La Stampa Barbara Cottavoz intervista due delle partecipanti al convegno organizzato da DemoS a Novara sul disagio giovanile, cioè Sonia Verduci e Nora Malkaoui.
Hanno storie diverse ma la loro conclusione è la stessa e si può riassumere in una parola: volontariato. E’ la chiave, ritengono Sonia Verduci, della Consulta provinciale degli studenti, e Nora Malkaoui, studentessa attiva nella Scuola di pace della Comunità di Sant’Egidio, per contribuire a vincere l’isolamento e il disagio dei ragazzi di oggi. Entrambe hanno partecipato al dibattito del Movimento Demos, da remoto e in presenza.
«II mio locus è S.Andrea» Nora ha vent’anni e studia Giurisprudenza, è nata da una famiglia di origine straniera ed è cresciuta a Sant’Andrea, «quartiere che, con tuttele sue criticità, poteva essere un elemento disturbante perla mia crescita ma invece è stato il locus in cui ho trovato la determinazione di diventare la studentessa che sono oggi», ha raccontato. Ripercorrendo a ritroso la sua storia, Nora individua nel volontariato il fattore che l’ha aiutata a trovare la sua identità: «Fin da bambina ho frequentato la Scuola della pace, uno spazio magico in cui i bambini del quartiere possono sì essere affiancati nello studio, ma ancora più importante è il fatto che possano venire a contatto con “sorelle e fratelli maggiori” che davverodiventano dei punti di riferimento».
Ora è lei a seguire i bambini e pensando a loro lancia un messaggio: «Colgo questa occasione anche perincoraggiare chi potrebbe farlo ad aiutare qualsiasi realtà che punta su noi giovani. Soprattutto nei quartieri più difficili, bisogna creare degli spazi in cui i giovani possano confrontarsi traloro, in cui possano essere messi in contatto con i più fragili per comprenedere quale possa essere il loro impatto nella società attuale e per trovare uno scopo. Ad esempio, incontrare la fragilità degli anziani può aiutare i giovani ad accettare la loro».
Sonia pone innanzitutto l’accento sulla fragilità delle figure di riferimento degli adolescenti: «È necessaria un’alfabetizzazione emotiva anche degli adulti. È necessario capire che oggi, molto spesso in una società ipercompetitiva dove le opportunità sono ancora poche e per pochi, sempre più ragazzi hanno obiettivi ambiziosi e soprattutto i genitori vogliono che i propri figli arrivino a questi altissimi de traguardi; gli adulti faticano a tollerare, in famiglia soprattutto ma anche a scuola, i fallimenti, gli inciampi, i dolori, il funzionamento dei ragazzi»
E, in controtendenza, sottolinea: «Per un bambino o una bambina, un ragazzo o una ragazzo, frequentare la scuola pubblica oggi è una vera fortuna. E intendo esattamente com’è oggi: sottofinanziata, con docenti molto spesso precari, studenti provenienti da Paesi e contesti socioculturali diversi. Oggi che si vive la realtà sempre di più attraverso il filtro di uno schermo, la scuola è il luogo in cui si viene a contatto con i limiti e le contraddizioni della vita vera».
Come evitare le situazioni di disagio? «E importante aumentare le forme di partecipazione dei ragazzi alla vita sociale è politica del Paese, attraverso attività di cittadinanza attiva e di volontariato».
Hanno storie diverse ma la loro conclusione è la stessa e si può riassumere in una parola: volontariato. E’ la chiave, ritengono Sonia Verduci, della Consulta provinciale degli studenti, e Nora Malkaoui, studentessa attiva nella Scuola di pace della Comunità di Sant’Egidio, per contribuire a vincere l’isolamento e il disagio dei ragazzi di oggi. Entrambe hanno partecipato al dibattito del Movimento Demos, da remoto e in presenza.
«II mio locus è S.Andrea» Nora ha vent’anni e studia Giurisprudenza, è nata da una famiglia di origine straniera ed è cresciuta a Sant’Andrea, «quartiere che, con tuttele sue criticità, poteva essere un elemento disturbante perla mia crescita ma invece è stato il locus in cui ho trovato la determinazione di diventare la studentessa che sono oggi», ha raccontato. Ripercorrendo a ritroso la sua storia, Nora individua nel volontariato il fattore che l’ha aiutata a trovare la sua identità: «Fin da bambina ho frequentato la Scuola della pace, uno spazio magico in cui i bambini del quartiere possono sì essere affiancati nello studio, ma ancora più importante è il fatto che possano venire a contatto con “sorelle e fratelli maggiori” che davverodiventano dei punti di riferimento».
Ora è lei a seguire i bambini e pensando a loro lancia un messaggio: «Colgo questa occasione anche perincoraggiare chi potrebbe farlo ad aiutare qualsiasi realtà che punta su noi giovani. Soprattutto nei quartieri più difficili, bisogna creare degli spazi in cui i giovani possano confrontarsi traloro, in cui possano essere messi in contatto con i più fragili per comprenedere quale possa essere il loro impatto nella società attuale e per trovare uno scopo. Ad esempio, incontrare la fragilità degli anziani può aiutare i giovani ad accettare la loro».
Sonia pone innanzitutto l’accento sulla fragilità delle figure di riferimento degli adolescenti: «È necessaria un’alfabetizzazione emotiva anche degli adulti. È necessario capire che oggi, molto spesso in una società ipercompetitiva dove le opportunità sono ancora poche e per pochi, sempre più ragazzi hanno obiettivi ambiziosi e soprattutto i genitori vogliono che i propri figli arrivino a questi altissimi de traguardi; gli adulti faticano a tollerare, in famiglia soprattutto ma anche a scuola, i fallimenti, gli inciampi, i dolori, il funzionamento dei ragazzi»
E, in controtendenza, sottolinea: «Per un bambino o una bambina, un ragazzo o una ragazzo, frequentare la scuola pubblica oggi è una vera fortuna. E intendo esattamente com’è oggi: sottofinanziata, con docenti molto spesso precari, studenti provenienti da Paesi e contesti socioculturali diversi. Oggi che si vive la realtà sempre di più attraverso il filtro di uno schermo, la scuola è il luogo in cui si viene a contatto con i limiti e le contraddizioni della vita vera».
Come evitare le situazioni di disagio? «E importante aumentare le forme di partecipazione dei ragazzi alla vita sociale è politica del Paese, attraverso attività di cittadinanza attiva e di volontariato».