Convegno sul disagio giovanile: intervento di Sonia Verduci
L’adolescenza è sicuramente un momento critico e al tempo stesso fondamentale dell’esperienza di vita di ognuno. E’ altrettanto evidente che tali criticità sono state negli ultimi anni acuite da alcuni fenomeni sociali. Le trasformazioni ripetine, le nuove e imprevedibili emergenze unite alle tante di coltà economiche hanno avuto un impatto evidente sulle nuove generazioni.
A ciò si va ad aggiungere una generale crisi dei modelli educativi. Si è passati dal modello educativo autoritario praticato nelle famiglie, nelle scuole e nell’intera società no alla prima metà del Novecento, al permissivismo o addirittura all’assenza di un reale modello educativo. Nei giorni scorsi mentre mi interrogavo sui disagi che a iggono la mia generazione ho ricercato documenti e studi che potessero tratteggiare un quadro vicino all’esperienza che ho avuto con i miei coetanei negli anni della mia adolescenza.
Mi hanno molto colpito le parole di un importante psicologo e psicoterapeuta, Matteo Lancini, docente all’’Università MilanoBicocca ” l’adolescente odierno non è più trasgressivo, si dice che l’adolescenza è l’età della trasgressione, ma lo era negli anni passati, nella società del modello educativo autoritario, in una società dove vigeva una norma ed una regolamentazione sin dalla più tenere età che faceva sì che i ragazzi, arrivati in adolescenza, si ribellassero agli adulti. Oggi gli adolescenti sono ragazzi che hanno fatto i conti molto spesso con degli ideali elevati di successo e popolarità, alimentati non solo dai genitori, ma dai mass media e da internet, ma ancora di più sono generazioni che si sono prese carico, della fragilità degli adulti, delle richieste che arrivano dagli adulti.”
Questa a ermazione mi è sembrata particolarmente interessante perchè molto spesso parlando del ventaglio di fenomeni di disagio giovanile, da un generale solitudine no a problematiche più importanti quali disturbi alimentari, tossico-dipendenza, fenomeni di microcriminalità, bullismo etcc. ci si dimentica che dietro a un giovane emotivamente fragile c’è molto spesso un adulto anch’egli in un situazione di fragilità emotiva. Cioè molto spesso a noi ragazzi immersi nella liquidità e uidità della nostra società, fatta di continui cambiamenti e incertezze, mancano proprie delle gura di padri e madri solidi e in grado di guidarci nella vita.
Questo ruolo educativo essenziale non può essere esercitato da Tiktok, Instagram, dalla televisione o qualsiasi altro mass media perchè lì troveremo solo una rappresentazione spesso distorta della realtà. Particolarmente rilevanti sono poi le a ermazioni di Lancini relativamente al consumo di droghe leggere ,sempre più di uso tra i ragazzi.
“Oggi sappiamo che il consumo di cannabinoidi, come hashish o marijuana, ha perso qualsiasi valenza trasgressiva e oppositiva, semmai è un anestetico, un antidolori co, un anti-noia, un anti-tristezza”. Anche la tecnologia e i social media hanno un po’ questa funzione. Sappiamo che il like è collegato al rilascio di dopamina. Soprattutto i social network diventano molto spesso surrogati delle relazioni e questo non solo per i ragazzi, ma anche per gli adulti.
È quindi necessaria un’alfabetizzazione emotiva anche degli adulti. È necessario capire che oggi molto spesso in una società ipercompetitiva dove le opportunità sono ancora poche e per pochi, ma sempre più ragazzi hanno obiettivi ambiziosi e soprattutto i genitori vogliono che i propri gli vi arrivino a questi altissimi traguardi, gli adulti faticano a tollerare, in famiglia soprattutto, ma anche a scuola, i fallimenti, gli inciampi, i dolori, il funzionamento dei ragazzi. Da qui la sempre più crescente con ittualità tra famiglie e insegnanti che davvero va a ledere le possibilità di intervento educativo di un sistema scolastico sotto nanziato. Questo è particolarmente deleterio per l’esperienza dei ragazzi.
Per un bambino o una bambina un ragazzo o una ragazzo frequentare la scuola pubblica oggi è una vera fortuna.
E con questa affermazione intendo indicare la scuola pubblica esattamente com’è oggi : sotto nanziata, con un organico docente molto spesso precario (per cui non si riesce a garantire la continuità didattica per gli alunni), studenti di provenienti da Paesi e contesti socioculturali diversi. Oggi che si vive la realtà sempre di più attraverso il ltro di uno schermo, la scuola è il luogo in cui si viene a contatto con i limiti e le contraddizioni della vita vera.
Certo molto spesso questa diversità spaventa. Non solo i ragazzi, ma anche e soprattutto gli adulti.
Personalmente mi ha molto colpito un episodio portato alle cronache in questi giorni avvenuto in una scuola di Cosenza dove un bambino dotato di un QI superiore alla media, bilingue e ritenuto iperattivo è stato traferito in un’altra classe e si è ritrovato in aula da solo. I genitori dei bambini si erano infatti coalizzati per manifestare un ri uto nei confronti di un bambino senza colpe e avevano deciso di tenere i propri gli a casa da scuola come segno di protesta rispetto a questo trasferimento. Che degli adulti possano essere loro stessi autori di un vero e proprio episodio di bullismo è francamente sconcertante.
La coalizzazione degli adulti contro un bambino, per giunta un piccolo genio, perchè spaventati e intimiditi dalla sua eccezionalità sicuramente rivela un profondo senso di inadeguatezza e alcune evidenti problematiche sulle quali varrebbe la pena interrogarsi, specialmente in ragione del loro ruolo educativo.
Colpisce poi che il bambino nell’ingenuità e nell’innocenza dell’infanzia abbia trascorso la mattinata a fare un disegno per i propri compagni credendoli tutti malati.
Resta ancora da accertare la responsabilità della maestra in questo vicenda.
Tornando all’importanza della scuole nell’esperienza dei giovani è evidente che gli insegnati oggi si trovano di fronte a un compito di cilissimo: quello di proporre dei modelli alternativi in una società competitiva fondata sull’importanza della performance, del denaro, del successo, dove noi ragazzi siamo letteralmente bombardati da questi falsi valori e miti.
Lo studio e l’educazione richiedono un tempo, un metodo e un modo di pensare e di esprimersi a tratti antitetici rispetto a questi modelli, ma credo comunque che la risposta rispetto a questa “crisi” della scuola non possa e non debba essere il modello di una scuola-azienda, l’idea di un istituzione scolastica come fabbrica di lavoratori, dove, anzichè educare gli alunni alla bellezza e ai sentimenti (letteratura ) attraverso discipline prive di utilità economica, ma dall’alto valore formativo, si susseguano laboratori di soft skills.
I ragazzi che chiedono questo non ne riescono probabilmente a ravvisarne i risvolti per loro controproducenti. A complicare il contesto scolastico vi è poi sicuramente una generale perdita d’autorità degli insegnanti.
Durante la mia esperienza scolastica mi è capitato di assistere più volte a veri e propri episodi di umiliazione degli insegnanti ad opera degli alunni e di constatare una generale di coltà da parte dei professori di esercitare compiti essenziali del loro ruolo. I ragazzi fanno sempre più fatica ad accettare giudizi da parte degli insegnanti, sia pure esclusivamente relativi alla disciplina che quel professore insegna. Gli alunni sentono la pressione della competitività che è sempre stata alla base del sistema scolastico, ma verso la quale i ragazzi si rivelano oggi più permeabili.
Di fronte alle di coltà molti spesso si arrendono, arrivando addirittura a lasciare la scuola prima del tempo.
Senza più la scuola a costituire un punto di riferimento sso i c.d. nett (giovani che non studiano e non lavorano, sempre più numerosi) si sentono completamente tagliati fuori dalla società.
Per rimuovere queste situazioni di disagio è importante aumentare le forme di partecipazione di ragazze e ragazzi alla vita sociale e politica del Paese, attraverso attività di cittadinanza attiva e volontariato. I giovani sono un importantissima risorsa che merita di essere valorizzata all’interno della comunità.