Open Day nella “Casa Simeone e Anna” a Novara
La Stampa di domenica 21 maggio 2023 ha dedicato un articolo all’Open Day presso il couhousing per anziani nella
“Casa Simeone e Anna”
di Novara, riportando i commenti di
Daniela Sironi
responsabile per il Piemonte per la Comunità di Sant’Egidio
e di
Piergiacomo Baroni
consigliere comunale di DemoS a Novara
sulla necessità dell’assistenza domiciliare e del cohousing per gli anziani.
La prima «casa» risale a 35 anni fa, un’esperienza pilota di co-housing tra
pensionati partita a Borgomanero da un’anziana che aveva espresso il desiderio
di vivere con un’amica (poi erano diventate subito due). Da allora la Comunità
di Sant’Egidio ne ha allestite altre tre a Novara, tra cui quella nella
villetta del presidente Scalfaro che oggi ospita dieci anziani con tre
centenari:
«Andare a teatro allunga la vita»
dice sorridendo la presidente
Daniela Sironi.
Il co-housing tra anziani per lei ha un significato particolare che nasce anche dall’esperienza maturata tra il 1988 e il 1992 come direttrice dell’Istituto De Pagave: «Un ospite un giorno mi disse che all’uccellino non interessa se la gabbia è d’oro o di legno perché è comunque prigioniero. Lui si sentiva così» racconta Sironi.
Da allora la popolazione è invecchiata sempre di più ma le soluzioni per la vita degli anziani non sono variate molto: «Stiamo vivendo un cambiamento epocale che noi affrontiamo con lo sguardo rivolto al passato e al business, visto che i pensionati sono interessanti come soggetto economico -commenta Sironi-. La vecchiaia è una vita che va mantenuta integra, negli istituti le persone perdono autodeterminazione e autonomia. La casa di riposo deve essere una soluzione residuale di assistenza». Su questo aveva posto l’accento il consigliere comunale Piergiacomo Baroni e volontario della Comunità di S. Egidio durante la commissione dedicata al De Pagave: «Se l’anziano resta a casa non si riceve un contributo equivalente a quanto si percepisce in caso di ricovero in una struttura. Non c’è libertà di scelta».
L’open day di domenica 21 dalle 16 alle 19 a Casa Simeone e Anna in via Campagnoli 11 ha offerto ai novaresi il racconto di un’esperienza diversa: «Desideriamo che la città possa conoscere come gli anziani vivono insieme – conclude Sironi -. E una casa aperta agli ospiti, che mantengono passatempi e relazioni, ai volontari e ai visitatori, tra cui molti liceali. I giovani hanno bisogno un grande bisogno di tenerezza e gli anziani li accolgono sempre con affetto, racconti, ricordi. Un giorno un ragazzo mi ha detto “Qui ho finalmente un po’di pace”. Dividere le generazioni è un errore: tarpa le ali di chi comincia a vivere perché gli dice che vanno avanti solo i forti e i deboli sono da accantonare»
Il co-housing tra anziani per lei ha un significato particolare che nasce anche dall’esperienza maturata tra il 1988 e il 1992 come direttrice dell’Istituto De Pagave: «Un ospite un giorno mi disse che all’uccellino non interessa se la gabbia è d’oro o di legno perché è comunque prigioniero. Lui si sentiva così» racconta Sironi.
Da allora la popolazione è invecchiata sempre di più ma le soluzioni per la vita degli anziani non sono variate molto: «Stiamo vivendo un cambiamento epocale che noi affrontiamo con lo sguardo rivolto al passato e al business, visto che i pensionati sono interessanti come soggetto economico -commenta Sironi-. La vecchiaia è una vita che va mantenuta integra, negli istituti le persone perdono autodeterminazione e autonomia. La casa di riposo deve essere una soluzione residuale di assistenza». Su questo aveva posto l’accento il consigliere comunale Piergiacomo Baroni e volontario della Comunità di S. Egidio durante la commissione dedicata al De Pagave: «Se l’anziano resta a casa non si riceve un contributo equivalente a quanto si percepisce in caso di ricovero in una struttura. Non c’è libertà di scelta».
L’open day di domenica 21 dalle 16 alle 19 a Casa Simeone e Anna in via Campagnoli 11 ha offerto ai novaresi il racconto di un’esperienza diversa: «Desideriamo che la città possa conoscere come gli anziani vivono insieme – conclude Sironi -. E una casa aperta agli ospiti, che mantengono passatempi e relazioni, ai volontari e ai visitatori, tra cui molti liceali. I giovani hanno bisogno un grande bisogno di tenerezza e gli anziani li accolgono sempre con affetto, racconti, ricordi. Un giorno un ragazzo mi ha detto “Qui ho finalmente un po’di pace”. Dividere le generazioni è un errore: tarpa le ali di chi comincia a vivere perché gli dice che vanno avanti solo i forti e i deboli sono da accantonare»