Imma Schiena


Immacolata Schiena , giornalista del periodico La VOCE agli italiani ha intervistato Elena Apollonio, Daniela Sironi e Raffaella Spada su come atti quotidiani nella politica, nella religione, nell’arte possano portarci sulla via della pace.

Qui di seguito riportiamo l’intervista a Elena Apollonio consigliera comunale a Torino e coordinatrice regionale di DemoS – Democrazia Solidale.





In un contesto storico profondamente mutato ci si deve misurare con nuove sfide culturali, sociali, religiose ed educative. In tale contesto quanto è rilevante una politica che educhi alla pace? Viviamo in un tempo di profonde trasformazioni e proprio per questo ora più che mai abbiamo bisogno di politica, di “buona” politica. La politica deve riprendere lo spazio suo proprio di strumento per la ricerca del bene comune, assumendo il ruolo di istituzione a servizio del progetto della comunità. La politica è nata per costruire la pace, nasce dalla comprensione che una società che si basa sulla guerra non si sviluppa, e in molti casi non risolvono nemmeno le cause dei conflitti. Il ruolo del politico è proprio la ricerca di questo bene. Ridare dignità alla politica oggi significa risolvere le ingiustizie, perché senza giustizia non può esserci pace. Educare alla pace è fare politica perché significa promuovere giustizia sociale e ambientale. Comprendere cosa significhi ecologia integrale significa comprendere che siamo tutti interconnessi non solo tra di noi ma con tutto il creato e che nessuno si salva da solo. Ecco perché la guerra è assurda, inaccettabile, perché ogni volta che distruggiamo una parte del pianeta o, peggio ancora, arriviamo a uccidere, in realtà stiamo uccidendo una parte di noi. La pace e la non violenza inducono la politica a cercare soluzioni migliori, alternative a quelle offerte dalla violenza. Sarebbe auspicabile porre la pace come principio della politica e non come fine? Se la pace non può prescindere da una prospettiva che rimetta al centro il valore della persona e dell’ambiente in cui la persona vive, allora possiamo anche affermare che il “pieno sviluppo della persona umana” a cui fa riferimento l’art.3 della nostra Costituzione non possa prescindere dalla pace. La pace può quindi essere considerata un principio universale della politica piuttosto che un fine. Purtroppo però non possiamo non constatare che la realtà sia ancora lontana da tale riconoscimento. Sono infatti stati piuttosto interessi economici e finanza a muovere la politica a scapito della cura delle persone, soprattutto di quelle più fragili e della terra che abitano. L’insieme delle diseguaglianze a cui oggi assistiamo non è solo profondamente ingiusto e fonte di rabbia e risentimento dei ceti deboli, ma è la radice dell’arresto dello sviluppo e della fragilità della democrazia e della terra. Siamo a un punto di svolta. Se non sapremo correggere le diseguaglianze sociali e ambientali , andremo incontro a un futuro per le persone e il pianeta sempre più incerto e difficilmente sostenibile. Di fronte al panorama bellico dell’Europa e del Medio Oriente, quali sono le strategie che vengono messe in atto, a livello globale e a livello locale per l’attuazione della politica della pace? Le guerre nell’epoca della globalizzazione sono globali. In un sistema fortemente interconnesso ciò che succede in una parte del mondo riguarda il mondo intero e nessuno si salva da solo. Occorre tenere bene presente che la guerra è sempre una scelta e non è mai un accadimento e che travolge tutto, stravolge la vita dei popoli. La guerra ha una sua logica interna e nessuno in realtà riesce poi a controllarla, non risolve nulla ed è soprattutto uno strumento obsoleto. Questa guerra ci ha colti impreparati perché in realtà l’Europa, che ha vissuto 70 anni di pace, non ha “preparato la pace”. I popoli non vanno umiliati, occorre fare un lavoro costante di dialogo e riconoscimento delle reciproche differenze. Occorre abbattere muri e costruire ponti. Purtroppo l’Europa e il mondo interno non riescono ancora a abbandonare l’uso delle armi. Se vuoi la pace prepara la guerra…siamo ancora fermi li. Ciò detto, esistono forze di pace mondiali che certamente svolgono un importante ruolo di peace keeping, ma quello che più mi fa sperare è la cultura di pace che nasce dal basso, dalle città e dalle persone che le abitano. E’ questa l’unica strada, non ne esistono altre. E’ la lenta strada al riconoscimento del valore della vita, della bellezza, della fratellanza universale . Il numero delle donne in politica è in aumento. Quanta influenza può avere la presenza femminile ai fini della costruzione del processo di pace, a livello globale e a livello locale per la Città Metropolitana di Torino? L’apporto femminile è guardare l’essere umano nella sua dimensione positiva che è vita. Fa parte dell’esperienza femminile, il primato della persona e la qualità della vita. Siamo in un momento in cui è necessario raccogliere l’esperienza femminile riconoscendo quanto in realtà questa dimensione sia già presente nel processo storico. La presenza femminile infatti è stata e sarà determinante nella costruzione di un processo di pace. Inoltre siamo in un momento storico straordinario per la sua complessità e siamo chiamati a un lavoro di grande resilienza. Oggi abbiamo bisogno di pensiero complesso, poiché complessa è la persona. Oggi per governare l’attualità è necessario avere la dimensione della complessità per prendere decisioni, facendo il minor numero di errori possibile. Poiché pensare al femminile vuol dire pensare nella complessità e per la complessità, in un contesto come quello attuale il pensiero femminile ha in se la qualità per contenere tutte le singolarità adattandosi alle stesse. L’ecologia, è l’insieme di relazioni che collaborano l’una con l’altra, in una relazione di reciproco sostegno di efficienza. E’ proprio questa la dimensione portata dal pensiero della donna nella storia. Le ferite sono molte e riguardano il pianeta oltre che le persone. Occorre ricucire con pazienza, rimettere insieme i pezzi. Riconnettere i territori, le persone, ricreare comunità di dialogo capaci di cura Questa è la sfida delle grandi città del mondo, questa è la più grande sfida della Città metropolitana di Torino.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *