Comunicato Stampa sul futuro dell’assistenza agli anziani
Comunicato Stampa di DemoS Piemonte
L’inchiesta di Christian Benna sul Corriere della Sera del 20 febbraio scorso, sul proliferare di nuove RSA a Torino e in Piemonte ci dà un quadro preoccupante di interessi economici che vedono nell’assistenza agli anziani soprattutto non autosufficienti l’occasione di fare profitti. Solo Luca Caretti della CISL fa opportunamente notare che
“Bisogna cambiare modello perché quello adottato non è più sostenibile, e non solo a livello economico. Quindi chiediamo di rendere le RSA aperte, con ricoveri a tempo determinato e così potenziare i servizi a domicilio”.
Democrazia Solidale da tempo sostiene la necessità di superare il modello incentrato sulle RSA per arrivare ad una assistenza domiciliare diffusa e a una rete di servizi alternativi al ricovero. Centri diurni, cohousing, ospedalizzazione a domicilio, infermiere di famiglia, contributi e sostegno ai caregiver, condomini solidali possono offrire risposte personalizzate e graduali alle diverse necessità degli anziani.
Troppo presto abbiamo dimenticato la strage degli anziani nelle strutture durante il COVID. Anziché luoghi protetti si sono rivelate potenti moltiplicatrici di contagi e decessi proprio per la concentrazione di tanti ospiti fragili nello stesso luogo. Inoltre ancora oggi troppe strutture sono ancora “zona rossa” per gli anziani che hanno meno possibilità di visite dei carcerati.
L’Italia è stato il primo paese a chiudere i manicomi, i grandi collegi per minori sono stati superati da piccole comunità a dimensione familiare. Quanto ancora ci vorrà per superare il modello degli istituti di ricovero?
Non si tratta di chiuderli da domani, ma di limitarli a situazioni particolari e con dimensioni più umane e familiari, ma sin da ora occorre smettere di ritenere l’istituto la prima risposta da dare e un ambito dove fare profitti. E’ ormai noto e dimostrato che a casa propria si vive meglio e si vive più a lungo.
Le famiglie soprattutto dopo il COVID chiedono aiuto per curare i propri vecchi a casa. Ma mentre se li ricoverano lo stato mette a disposizione 1500 euro mensili per la quota sanitaria, se li assistono a casa ricevono poco o nulla e tardi. Ad esempio in Piemonte i fondi legati alla Delibera della Giunta Regionale 3-3084 per i contributi alle famiglie sono insufficienti a coprire tutte le richieste e spesso arrivano quando l’anziano è già deceduto.
Grazie al lavoro prezioso della Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana voluta dal ministro Speranza e presieduta da Mons.Vincenzo Paglia sono stati elaborati due importanti documenti: “La carta per i diritti delle persone anziani e i doveri della comunità” e “Le linee di indirizzo generali per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria dedicata alla popolazione anziana”.
In essi si delinea un modello innovativo di assistenza recepito dal nuovo Piano Nazionale per la Non Autosufficienza. In osservanza a quanto stabilito dalla legge 234/2021, per la prima volta, in questo Piano sono stati definiti i Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS), prevedendo che a livello nazionale debbano essere garantiti agli anziani non autosufficienti o con ridotta autonomia:
Inoltre il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) destina risorse ingenti a Missioni nelle quali specifiche linee di intervento sono rivolte alle persone con disabilità e agli anziani non autosufficienti, in previsione di riforme mirate sia al rafforzamento dei servizi sociali territoriali (Missione 5) sia al potenziamento dell’assistenza sanitaria, in particolare di quella territoriale (Missione 6).
E’ auspicabile che da una parte tutti gli enti interessati, dai ministeri alle regioni e ai comuni, si adeguino a questo nuovo modello e che gli operatori economici comincino a investire più sulla rete dei servizi alternativi anziché sulle RSA che diventeranno insostenibili a livello economico, ma anche e soprattutto a livello sociale e per la qualità della vita dei nostri anziani.
Democrazia Solidale da tempo sostiene la necessità di superare il modello incentrato sulle RSA per arrivare ad una assistenza domiciliare diffusa e a una rete di servizi alternativi al ricovero. Centri diurni, cohousing, ospedalizzazione a domicilio, infermiere di famiglia, contributi e sostegno ai caregiver, condomini solidali possono offrire risposte personalizzate e graduali alle diverse necessità degli anziani.
Troppo presto abbiamo dimenticato la strage degli anziani nelle strutture durante il COVID. Anziché luoghi protetti si sono rivelate potenti moltiplicatrici di contagi e decessi proprio per la concentrazione di tanti ospiti fragili nello stesso luogo. Inoltre ancora oggi troppe strutture sono ancora “zona rossa” per gli anziani che hanno meno possibilità di visite dei carcerati.
L’Italia è stato il primo paese a chiudere i manicomi, i grandi collegi per minori sono stati superati da piccole comunità a dimensione familiare. Quanto ancora ci vorrà per superare il modello degli istituti di ricovero?
Non si tratta di chiuderli da domani, ma di limitarli a situazioni particolari e con dimensioni più umane e familiari, ma sin da ora occorre smettere di ritenere l’istituto la prima risposta da dare e un ambito dove fare profitti. E’ ormai noto e dimostrato che a casa propria si vive meglio e si vive più a lungo.
Le famiglie soprattutto dopo il COVID chiedono aiuto per curare i propri vecchi a casa. Ma mentre se li ricoverano lo stato mette a disposizione 1500 euro mensili per la quota sanitaria, se li assistono a casa ricevono poco o nulla e tardi. Ad esempio in Piemonte i fondi legati alla Delibera della Giunta Regionale 3-3084 per i contributi alle famiglie sono insufficienti a coprire tutte le richieste e spesso arrivano quando l’anziano è già deceduto.
Grazie al lavoro prezioso della Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana voluta dal ministro Speranza e presieduta da Mons.Vincenzo Paglia sono stati elaborati due importanti documenti: “La carta per i diritti delle persone anziani e i doveri della comunità” e “Le linee di indirizzo generali per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria dedicata alla popolazione anziana”.
In essi si delinea un modello innovativo di assistenza recepito dal nuovo Piano Nazionale per la Non Autosufficienza. In osservanza a quanto stabilito dalla legge 234/2021, per la prima volta, in questo Piano sono stati definiti i Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS), prevedendo che a livello nazionale debbano essere garantiti agli anziani non autosufficienti o con ridotta autonomia:
- servizi sociali di supporto.
- servizi domiciliari
- servizi di sollievo
Inoltre il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) destina risorse ingenti a Missioni nelle quali specifiche linee di intervento sono rivolte alle persone con disabilità e agli anziani non autosufficienti, in previsione di riforme mirate sia al rafforzamento dei servizi sociali territoriali (Missione 5) sia al potenziamento dell’assistenza sanitaria, in particolare di quella territoriale (Missione 6).
E’ auspicabile che da una parte tutti gli enti interessati, dai ministeri alle regioni e ai comuni, si adeguino a questo nuovo modello e che gli operatori economici comincino a investire più sulla rete dei servizi alternativi anziché sulle RSA che diventeranno insostenibili a livello economico, ma anche e soprattutto a livello sociale e per la qualità della vita dei nostri anziani.
Elena Apollonio,
Segretaria Regionale DemoS Piemonte
Piergiacomo Baroni, Vice Segretario Regionale DemoS Piemonte
Piergiacomo Baroni, Vice Segretario Regionale DemoS Piemonte