È passato un anno e non è cambiato niente.
Si sono sperimentati tutti i danni che la chiusura della scuola comporta, si è capita e si è rilevata con diversi studi l’importanza sociale dell’istruzione e dalla frequentazione di tutti gli ambiti culturali: teatri, biblioteche, librerie e manifestazioni culturali anche all’aperto. Il fatto di non potervi accedere è causa di gravi carenze per la società civile, non è solo un disagio momentaneo, ma è una sofferenza comune e sociale che rimarrà nel tempo con tutti i debiti sociali che causa. È indispensabile trovare subito soluzioni e nuove opportunità per rimediare al danno e superare le difficoltà.
Il chiudere le scuole, come primo atto di risposta all’emergenza sanitaria, dimostra la poca comprensione di quale sia ruolo di amministratori di una società democratica che è quello di difendere la libertà acquisita e trovare gli strumenti per mantenerla e migliorarla nel tempo.
Davvero sono mancate alternative alla chiusura delle scuole, dei teatri, delle piazza per le pubbliche manifestazioni culturali? Per quale motivo invece altri luoghi di facili “assembramenti” come i centri commerciali rimasti aperti ?
Noi di DemoS crediamo che il vero valore di una società democratica sia la persona e il suo sviluppo. Per questo credere nel futuro, nel futuro democratico, per noi comporta che tutte le risorse necessarie di tempo e denaro debbano ora essere messe a disposizione in una campagna vaccinale massiccia che coinvolga oltre gli insegnanti anche gli studenti, nel tracciamento serio dei contagi, in test a tappeto, nella gestione dei mezzi di trasporto pubblico in modo da evitare l’ammassarsi di passeggeri e, più in generale, nel creare le condizioni perché ci siano condizioni ambientali più sicure.
Inoltre perché non pensare i poli scolastici delle scuole superiori e delle università come punti di riferimento che aiutino i ragazzi ad organizzarsi in modo da mantenere i comportamenti appresi all’interno della scuola per regolare le relazioni anche all’esterno? Non dovendosi occupare di istituti superiori, la municipalità potrebbe garantire la sorveglianza fuori dalle scuole dell’infanzia e primarie. In questo modo i luoghi della scuola sarebbero il fulcro di un’educazione di cittadinanza nell’area circostante, fornirebbero strumenti di civiltà; non si avrebbe uno stato poliziesco, ma uno sviluppo dell’educazione civile…
La didattica a distanza può non rappresentare il male assoluto, ma aiutarci a affrontare una serie di problemi che prima c’erano ma venivano “nascosti sotto il tappeto”, uno tra tutti quello della dispersione scolastica.
Non dimentichiamo che la gravità di questa pandemia è anche il risultato di scelte che hanno preposto il profitto alla persona alla giustizia sociale e alle scelte democratiche. Non possiamo più sbagliare, ora è il momento per rimettere al centro lo sviluppo della persona e della società nel rispetto dell’ambiente.