Il quotididiano La Stampa, in un articolo a firma di Barbara Cottavox pubblicato il 14 maggio 2020, si occupa del problema dei 18 portieri dell’Università del Piemonte orientale, dipendendi della ditta Amef, trovatisi senza lavoro e senza la possibilità di accedere alla Cassa Integrazione e a altre forme di assistenza. L’articolo evidenzia come Piergiacomo Baroni di DemoS Piemonte si sia attivato per portare il problema all’attenzione del rettore e dei media e per trovare una soluzione
La cassa integrazione forse arriverà, ma non c’è certezza che sia stata richiesta, e nel frattempo i lavoratori sono senza stipendio, con salari arretrati mai pagati, e senza alcun sostegno extra come i buoni spesa perché un lavoro, in teoria, ce l’hanno. Sono i diciotto dipendenti della ditta «Amef» di Foggia che ha la gestione in subappalto dei servizi di portierato dell’Università del Piemonte Orientale a Novara, Vercelli e Alessandria. Il movimento DemoS Piemonte ha raccolto il loro appello: «Sono persone abituate a lavorare e non chiedono assistenza dice Piergiacomo Baroni ma hanno bisogno di aiuto».
La società era in difficoltà già da tempo nel pagamento degli stipendi e in passato l’Università ha dovuto anticipare i salari di gennaio e febbraio e nelle prossime settimane pagherà anche marzo, sostituendosi all’azienda inadempiente, come ha assicurato a DemoS che ha contattato il rettore Gian Carlo Avanzi.
Quando è esplosa l’emergenza sanitaria per il Coronavirus l’ateneo ha chiuso quasi tutte le sue sedi e solo tre custodi sono rimasti in servizio per garantire la manutenzione minima. «I lavoratori sono rimasti senza reddito e non è chiaro ancora se e quando la ditta abbia attivato la cassa integrazione visto che non ha fornito la ricevuta con cui sarebbe possibile chiedere un anticipo alle banche dice Baroni Grazie alle nostre pressioni l’azienda ha anticipato 500 euro della quattordicesima ad alcuni lavoratori e basta. L’ateneo, dal canto suo, non può certo anticipare la cassa integrazione: è già in corso la procedura di bando per l’assegnazione del servizio a un’altra ditta ma, sempre a causa dell’emergenza Coronavirus, i tempi sono ancora lunghi».
Nonostante questa situazione che appare senza via d’uscita, formalmente però i custodi dell’università risultano occupati e quindi non possono avere altri ammortizzatori sociali o i buoni spesa distribuiti nei municipi: «Ci rivolgeremo alle amministrazioni comunali anticipa Baroni per chiedere un intervento a favore di queste famiglie che nel mezzo dell’emergenza sanitaria si sono trovate senza risorse né speranza».